Genova, lezioni di italiano per studenti stranieri: “Le scuole sono in crisi, servono più docenti”

22 Ottobre 2024 – Il Secolo XIX

Genova, lezioni di italiano per studenti stranieri: “Le scuole sono in crisi, servono più docenti”
Convegno dei volontari della Rete Scuole Migranti, che ha 1.400 iscritti: “Quasi un ragazzo su 3 impara la lingua nei corsi delle associazioni”

 
Genova – «L’anno scorso abbiamo chiuso con 1.900 studenti, dei quali solo cento italiani. Otto anni fa erano 800. Eppure gli insegnanti sono sempre gli stessi 33». È Katia Tocchi, dirigente scolastica del Cpia (scuola per adulti) centro-ponente a toccare il tasto più dolente del convegno “Lingua e futuro”, tenutosi ieri a Palazzo Ducale e centrato sull’insegnamento dell’italiano agli stranieri, ma anche in generale sulle politiche e pratiche di integrazione e inclusione.

Protagoniste le associazioni di volontariato che ormai da anni suppliscono alle difficoltà delle istituzioni scolastiche alle prese con le abituali carenze di risorse. I numeri ufficiali del ministero danno l’idea dell’aumento della presenza degli stranieri nelle scuole liguri. «E non tiene conto, per forza di cose, dei tanti “nuovi italiani” con cittadinanza recente – ha spiegato Andrea Torre del Centro studi Medì – Basti pensare che a Genova, a gennaio di quest’anno c’erano 63.455 stranieri. Ma dal 2008 al 2024, in quindici anni, circa 33 mila stranieri hanno ottenuto la cittadinanza: quindi i non madrelingua sono quasi centomila». In città, ci sono circa 15 mila studenti non italiani, circa il 15-16% del totale dei ragazzi. L’origine straniera porta con sé una serie evidente di problemi di apprendimento: e ancora i dati dicono come il tasso di abbandono scolastico, intorno al 10% per gli italiani, salga al 26% tra gli stranieri.

Tutti i minorenni fino a 16 anni che sono legalmente in Italia (e tra questi ci sono anche i minori non accompagnati) sono soggetti all’obbligo scolastico: ma le ondate dei flussi migratori mettono in crisi le scuole. Gli adulti (o quasi) prendono d’assalto i Cpia, che li ammettono già in deroga a 15 anni, ma non riescono ad accogliere tutte le domande: a centinaia restano in lista d’attesa. 

E allora entrano in campo le associazioni di volontariato. Le sette principali che ieri hanno organizzato l’incontro (Umanità Nuova, Afet Aquilone, Ghett Up, Mondo in Rima, Sant’Egidio, Pas a pas, Semiforesti), riunite nella Rete scuole migranti Genova, ne accolgono circa 1.400. 

Anche di più si rivolgono alla rete laica di Genova solidale che si appoggia sui circoli operai e alla Caritas, per un totale di circa 4-5 mila persone che frequentano i corsi d’italiano per stranieri. «I nostri 1.400 studenti provengono da 64 paesi diversi, in campo mettiamo 170 insegnanti volontari e volontarie, che svolgono 15 mila ore annue di insegnamento – ha scandito Luca Burioni, di Umanità nuova – Noi ci mettiamo passione e fantasia ma le istituzioni devono fare di più».

Una speranza l’ha lanciata Alessandro Clavarino, direttore provinciale dell’Ufficio scolastico, che ha fatto riferimento alla volontà del governo di istituire figure di docenti di potenziamento linguistico per le classi con un alto tasso di studenti stranieri. «Vedremo quali risorse saranno messe in campo, ci vorrà una armonizzazione ma è comunque una possibilità interessante», ha detto Clavarino. Sollecitando l’intervento di una insegnante, Selene Bartolini del Cpia della Spezia: «Sono una docente specializzata nell’insegnamento agli stranieri, siamo figure previste dall’ordinamento ma sottoutilizzate: oggi possiamo lavorare solo nei Cpia. Abbiamo tanti abilitati ma pochi che lavorano, saremmo più utili anche nelle scuole ordinarie». Come confermano le colleghe: Simona Parravicini, del Comprensivo San Teodoro spiega quanto siano necessari anche «i mediatori culturali, da noi ci sono nazionalità di ogni tipo. C’è una ragazzina cinese con la quale per comunicare devo usare il traduttore di Google. Ci arrangiamo e cerchiamo di stare unite, collaborare e imparare noi stessi. Ma c’è per tutti, su questo fronte, da rimboccarsi le maniche e fare tanto lavoro». Anche sul piano normativo, come ha ricordato la docente Carmela Iosco del Majorana – Giorgi: «Noi ci appoggiamo al volontariato quando abbiamo ragazzi che non parlano italiano, perché non possiamo, neanche volendo, mandarli al Cpia: sarebbe una doppia iscrizione, vietata dalla legge. Quindi sotto i 15 anni abbiamo le mani legate. Come risposta ci siamo date da fare, ogni settimana facciamo lezioni aggiuntive di italiano, con tanta buona volontà. Ma servirebbe un ragionamento per affrontare questo tema in modo organico».

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